venerdì 2 settembre 2016

Intervista Stefano Re


1) Stefano ci racconti i tuoi primi approcci al BDSM?

Ma anche no: sono piuttosto riservato sui miei vissuti, specie su quelli che considero più preziosi.

2) Ci lasci con la curiosità allora… E’ chiaro che consideri il BDSM qualcosa di assolutamente privato e personale puoi dirci se è parte integrante del tuo modo di vivere una relazione o gli riservi solo una parte marginale della tua vita?

Per me il BDSM è un vissuto di relazione. Non decido a priori quanto spazio debba avere, è la specifica relazione a deciderlo. Ho avuto partner con cui era praticamente sempre presente, altre con cui capitava occasionalmente. Di sicuro è una componente importante della mia sessualità e di conseguenza uno spazio lo ha sempre avuto, ma le modalità e le tempistiche emergono dalle relazioni che vivo.

3) Hai scritto molti libri sul “mindfucking” puoi spiegarci in grandi linee cosa è?

Vuoi una definizione sintetica? È il processo di modifica delle percezioni di realtà e identità. Tutti viviamo inevitabilmente all’interno delle strutture mentali che costruiamo, basandoci sui dati che recepiamo. Quasi nessuno però è cosciente di questo processo, dei suoi meccanismi, delle sue trappole e delle sue possibilità. Io ne studio i meccanismi, studio come formiamo e modifichiamo l’immagine mentale di quel che poi definiamo realtà, e come formiamo e modifichiamo l’immagine mentale di ciò che poi definiamo identità. Questo è ciò che definisco “mindfucking”.

4) Applichiamo questo concetto al BDSM. Tu hai affermato che “Possiamo essere qualsiasi cosa ed è un atto di volontà scegliere che cosa siamo e cosa non siamo.” Ne possiamo dedurre che il “mindfucking” agisce anche sulla percezione del ruolo?

Quanta carne al fuoco in una sola domanda. Premesso che il MF agisce in qualsiasi cosa facciamo o pensiamo, io definisco i ruoli BDSM come “funzioni di relazione”. Per me non si può essere Dom o sub, slave o Master, senza una relazione che confermi queste attribuzioni: puoi dominare solo se qualcuno si fa dominare da te, puoi essere dominato solo se qualcuno ti domina. Ecco allora che il ruolo, necessariamente, emerge da una relazione in atto. Non c’è prima né fuori dalla relazione, esiste solo al suo interno. Ovviamente, vi sono dei meccanismi tramite cui in una relazione emerge, si concretizza o si modifica quel che abbiamo chiamato ruolo BDSM. Questi meccanismi sono, a pieno titolo, elementi di Mindfucking.
5) Questo apre anche una finestra sul modo di considerare il BDSM nella sua pratica. Si può attraverso questa tecnica plasmare o meglio condizionare mentalmente l’altro?
Giriamo la domanda: si può attraverso pratiche BDSM evitare di plasmare o condizionare il partner? Ma più in generale, si può evitare di plasmare o condizionare chiunque in qualsiasi tipo di interazione? Anche solo domandando “che ore sono” a uno sconosciuto stai *definendo* dei parametri di realtà e identità. Più stretta e strutturata è una forma di interazione, più ampio è il bagaglio di influenza reciproca che ne viene generato: condizionare gli altri - e al tempo stesso esserne condizionati - è semplicemente inevitabile. Il punto non è quindi se ci sia o meno una componente di influenza reciproca: c’è sempre. Il punto è se siamo in grado di comprenderne i meccanismi e quindi di gestirla, o se la subiamo, attivamente o passivamente, senza capirci un bel niente.
6) BDSM e comunicazione. Sappiamo che sei un grande sostenitore della diffusione di elementi di cultura BDSM che (citando le tue parole) “permettano a tutti, con tanta o poca esperienza, con tanta o poca complessità e raffinatezza mentale, di *ragionare* su quel che si vive quando si fa BDSM, su come funzioni *dentro di sé* e *in relazione ad altri*”. Quali pensi siano le strade da percorrere in proposito?
Questa domanda meriterebbe un monologo di venti ore filate come risposta. Quindi, come sempre, mi toccherà semplificare e dare una risposta imprecisa. Ho messo insieme, nel corso degli anni, una mia definizione di cosa sia il BDSM, e precisamente “un vissuto relazionale e proiettivo basato sulla violazione di codici etici condivisi”. Per spiegare per bene cosa significa però ci vogliono diverse ore, ed è quel che faccio quando tengo i miei corsi di approfondimento su questo argomento. Finché chi fa BDSM nemmeno sa cosa stia facendo (e non parlo di come si usi una frusta o si faccia un nodo ma di cosa sia fare BDSM, di come funzioni questo specifico vissuto e di quali meccanismi ponga in essere) diventa assurdo parlare di scelte responsabili e consapevoli.Ciò premesso, per rispondere in modo sintetico alla domanda, penso che la strada sia composta essenzialmente di questi due passaggi:
a) imparare come funzioniamo. b) imparare come comunicare su come funzioniamo. Senza consapevolezza, non c’è volontà.
Senza volontà, non c’è responsabilità
Giovanni Piccirilli
Laura de Mathieu